Urmas Sisask al Corriere della Sera: «Sono un artigiano della musica delle stelle»

Per avvicinarci non solo all’opera che eseguiremo a MITO, ma anche al suo compositore, segnaliamo di seguito l’intervista condotta a Urmas Sisask – per l’inserto La Lettura del Corriere della Sera pubblicato lo scorso trenta luglio – in occasione della nostra esecuzione del Gloria Patri… al Monastero di Bose.

PIANETI
MITO SettembreMusica
17 Settembre 16.00 / info

Natura della natura Urmas Sisask
COMPONGO LA MUSICA DELLE STELLE
di Marco Del Corona

La natura comincia in cielo, le sue radici puntano verso l’alto. Il suo canto si dispiega da lassù, scende fino a noi e il compositore estone Urmas Sisask ce lo vuole restituire. Dai Pitagorici a oggi – passando, per dire, attraverso I pianeti di Gustav Holst, scritti poco più di un secolo fa – la nozione di musica delle sfere ha accompagnato la cultura occidentale e oggi la scienza fornisce persino dei riscontri sperimentali (su «La Lettura» #269 lo scorso 22 gennaio ne ha scritto Nicola Campogrande). Sisask ha interpretato l’«armonia celeste» trasponendo i «suoni» del cosmo su una partitura per coro misto che il festival MiTo, quest’anno dedicato proprio alla natura, proporrà il 17 settembre al Monastero di Bose con il Coro G diretto da Carlo Pavese. Le 4 voci di Gloria Patri, 24 inni scritti nel 1988 e pubblicati dall’editore finlandese Fennica Gehrman, nascondono un’acrobatica alchimia: «Nel 1987 – spiega Sisask a “la Lettura” – ho avuto l’idea di ricavare, attraverso alcuni procedimenti matematici, degli intervalli musicali dal moto dei pianeti intorno al sole. Il risultato è stato stupefacente: una scala musicale bellissima, pentatonica (composta da 5 note, ndr) identica a una impiegata in Giappone, la Kumayoshi. Sono andato avanti con i miei calcoli per scoprire come suona l’universo. E suona meravigliosamente».

Ha studiato matematica o astronomia?
«No, ma ho imparato dall’astronomo Peep Kalv, dell’osservatorio di Tallinn. Oltre a questo, da vent’anni frequento campi d’osservazione astronomica per approfondire le mie conoscenze».

È questo, per lei, la natura?
«La mia visione è che la natura, compresi i suoi corpi celesti, sia un’entità geniale. Il tutto. Sono certo che nessuna disarmonia sia in grando di distruggere la perfettissima armonia della natura. Anche la musica, oggi, punta all’armonia e alla bellezza».

E l’esperienza più intensa che associa alla natura?
«Il fenomeno più bello sono le stelle cadenti in agosto. Ho sperimentato tre volte l’eclisse totale di sole: in Cina, in Turchia e in Ungheria. Viaggio molto seguendo il movimento ciclico delle costellazioni, così le posso vedere tutte con i miei occhi. L’85 per cento delle mie composizioni è legato al firmamento. Sono un artigiano della musica delle stelle: un musicista stellare!».

Come ha ricavato le 5 note della scala pentatonica (Do diesis, Re, Fa diesis, Sol diesis, La) dalla rivoluzione dei pianeti?
«La Terra orbita intorno al Sole e, secondo i miei calcoli, questo è associato all’intervallo di un semitono. E il pianeta più grande, Giove, produce un altro intervallo che si ritrova anche nella tradizione musicale giapponese. Sbizzarrirsi con 5 note può portare risultati interessanti. Otto pianeti e 5 toni soltanto: perché alcuni pianeti sono associati alle stesse note».

Il brano che verrà eseguito a MiTo si intitola «Gloria Patri». Sembra fare riferimento alla liturgia cattolica più che alla tradizione luterana…
«Sì, i testi latini hanno un’origine cattolica. Impiego testi liturgici perché sono ben conosciuti e così hanno una migliore “risonanza” con i cantanti e con gli ascoltatori».

Qual è il ruolo della religione nella sua vita?
«Non appartengo ad alcuna chiesa né mi considero una persona religiosa, la natura è la mia chiesa e il cielo stellato è l’altare. Tuttavia rispetto moltissimo tutte le religioni».

Il compositore estone più noto è Arvo Pärt. All’ascolto, «Gloria Patri» sembra a tratti richiamare la sua musica.
«I miei lavori non hanno legami con la musica di Pärt né la sua musica ha avuto un’influenza su di me. E non ascolto musica altrui quando compongo. Ho studiato all’Accademia di musica di Tallinn. Il mio insegnante di composizione era René Eespere (nato nel 1953, ndr) e prima avevo frequentato il ginnasio musicale. Sono anche maestro di coro e tengo concerti come pianista».

Chi sono i compositori che l’hanno formata?
«Nessuno ha un’influenza diretta sui miei brani, ma i miei preferiti sono Bach, Ciaikovskij, Rachmaninov e Debussy. E poi i Pink Floyd e i Genesis, se parliamo di pop-rock. C’è così tanta musica..».

Come funziona il suo processo creativo?
«I miei strumenti sono pianoforte, matite e carta; più il pendolo. Non uso il computer, lavoro con le mani. Il pendolo è importante, mi aiuta a trovare connessioni con gli spiriti superiori, mi dà istruzioni esatte. Spesso sogno musica e la annoto al risveglio. Adesso sto lavorando all’opus 159. Si tratta di un oratorio, Dom, dedicato alla cattedrale della città finlandese di Turku».

via La Lettura – Corriere della Sera
30.07.17

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